I fondi pensione sono pronti ad aumentare le allocazioni in asset privati e mercati emergenti asiatici
I fondi pensione sono pronti ad aumentare le allocazioni in asset privati e mercati emergenti asiatici
23 dicembre 2024
- I piani pensionistici intendono aumentare le allocazioni nei mercati privati e nei mercati emergenti asiatici
- Gli intervistati vedono interessanti opportunità per il futuro nei mercati privati, in particolare nel private debt e nel private equity, con l'86% che prevede di investire in queste classi di attività entro tre anni. La selezione dei gestori verrà eseguita sulla base della loro capacità di fornire rendimenti costanti e di soddisfare gli obiettivi ESG in un mercato più competitivo.
- I piani pensionistici sono attualmente poco investiti nei mercati emergenti asiatici, ma un contesto più favorevole dovrebbe portare a un aumento delle allocazioni, con il 76% degli intervistati che prevede di investire in questa regione nell’arco di tre anni.
Milano, 18 dicembre 2024 - I mercati regolamentati occidentali stanno toccando livelli storicamente elevati, le operazioni di buy-back continuano a ritmo sostenuto e la pipeline delle IPO diventa sempre più disomogenea. Ciò sottolinea la necessità per i piani pensionistici di trovare nuovi motori di crescita, secondo quanto emerge da un nuovo rapporto pubblicato da CREATE-Research in collaborazione con Amundi, primo asset manager europeo fra i primi 10 operatori a livello mondiale[1].
L'indagine si basa sulle risposte di 157 piani pensionistici a livello globale, che gestiscono un patrimonio di 1.970 miliardi di euro. Il sondaggio rivela quali sono le aree su cui i fondi pensione si stanno orientando per ottenere rendimenti costanti nei prossimi tre anni. In questa nuova era, le due classi di attività sotto-investite che offrono le opportunità più interessanti sono rappresentate dai mercati privati e dai mercati emergenti asiatici.
Attualmente tre quarti (74%) dei piani pensionistici sono investiti in asset del mercato privato e poco meno di due terzi (62%) nei mercati emergenti asiatici.
Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer di Amundi, ha dichiarato: “I mercati privati e i mercati emergenti asiatici hanno dovuto adattarsi a una nuova era, caratterizzata per i primi da forti rialzi dei tassi di interesse e per i secondi da un nuovo scacchiere geopolitico. Tuttavia, entrambi offrono ancora opportunità di diversificazione, rendimenti interessanti e sono ben posizionati per trarre vantaggio da fonti di creazione di valore più prevedibili legate a megatrend secolari. È incoraggiante vedere nuove allocazioni in aree storicamente poco investite”.
Il rallentamento della crescita dei mercati privati non ha diminuito la loro attrattiva
I mercati privati sono diventati oggetto di un’attenta analisi perché l'era dei rendimenti trainati dal mercato e alimentati da denaro a basso costo è giunta al termine. Anche se i rendimenti dei mercati privati saranno probabilmente più bassi rispetto al recente passato, la loro attrattiva rimane forte: l'86% degli intervistati prevede di investire in questa classe di attività entro tre anni. Alla base di questo incremento troviamo l'accresciuta ricerca di rendimenti corretti per il rischio in un contesto di bassi rendimenti reali (72% degli intervistati), ulteriori riduzioni dei tassi d'interesse (54%), un maggior numero di aziende in crescita nei mercati privati (53%) e il fatto che le società in rapida crescita restano private per un periodo più lungo (51%).
L'indagine mostra che l'interesse degli intervistati per le singole classi di attività nei prossimi tre anni varia. Il private debt è in cima alla lista per il 55% con i prestiti diretti, il finanziamento di asset reali e il debito “distressed” che raccolgono la maggior parte dell'interesse. I settori da privilegiare sono sanità, real estate, energie rinnovabili, tecnologie per catturare il carbonio e infrastrutture sociali.
La seconda classe di attività maggiormente preferita è il private equity (49%), in particolare l’azionario growth e, in misura minore, il leveraged buy-out. Seguono le infrastrutture (40%) che hanno ricevuto un forte impulso da misure politiche come “l'Inflation Reduction Act” negli Stati Uniti e il “Green New Deal” in Europa. Segue il settore immobiliare (38%), con una riduzione del divario tra le aspettative di prezzo di acquirenti e venditori e interessanti opportunità di acquisto.
Il venture capital è in fondo all’elenco (28%). È considerata la classe di attività più rischiosa nell'attuale contesto del mercato privato.
Gli asset dei mercati privati sono ritenuti ideali per ottenere un’esposizione ai megatrend
Il settore energetico sta attraversando un periodo di completa trasformazione grazie a quattro potenti mega-tendenze note come le “quattro D” (decarbonizzazione, decoupling, digitalizzazione e demografia). Questa cosiddetta “rivoluzione delle 4D” sta accendendo i riflettori sulle aziende i cui modelli di business sono incentrati esclusivamente su questi specifici temi.
Queste aziende sono maggiormente presenti nei mercati privati e hanno il potenziale per superare le loro omologhe dei mercati regolamentati, investendo direttamente in temi selezionati per la loro maggiore probabilità di generare un impatto positivo. Secondo un intervistato, “i nostri investimenti ad impatto si basano principalmente su società pure play che tendono ad essere più presenti nei mercati privati”.
Per proteggere i portafogli in prospettiva, i piani pensionistici stanno capitalizzando su quelli che probabilmente saranno i punti focali della creazione di valore nel prossimo futuro. Pertanto i nuovi afflussi nei mercati privati si orienteranno verso temi basati su queste forze di trasformazione.
Gli investitori vedono margini di miglioramento nei mercati emergenti asiatici
Le attività dei mercati emergenti asiatici sono rimaste sottopesate, nonostante rappresentino il 46% del Pil globale. Oltre un terzo degli intervistati (38%) non è attualmente esposto ai mercati emergenti asiatici, la metà (51%) ha allocazioni fino al 10% e solo l'11% ha allocazioni superiori al 10%.
Secondo il 68% degli intervistati, le questioni geopolitiche sono la ragione principale di queste allocazioni limitate. Altri fattori determinanti sono l'aumento delle frizioni commerciali (58%), l'elevata volatilità dei mercati (53%) e la governance opaca all’interno di questi mercati (51%).
Tuttavia, le prospettive di crescita della regione rimangono promettenti e i responsabili politici stanno attuando riforme per attrarre capitali stranieri. Di conseguenza, il 76% degli intervistati prevede di investire nei mercati emergenti asiatici nei prossimi tre anni.
Gli investimenti tematici domineranno i mercati emergenti asiatici, con India, Corea del Sud e Taiwan destinati a beneficiarne
Monica Defend, Head of Amundi Investment Institute, ha dichiarato: “Con l'intensificarsi della rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina e il consolidamento di due blocchi commerciali e valutari rivali, gli altri mercati asiatici stanno diventando sempre più interessanti per gli investitori. L'aumento del commercio e della connettività intraregionale ha rafforzato la resilienza dell’area e ci aspettiamo di osservare un aumento delle allocazioni in quasi tutte le classi di attività.”
Gli investimenti tematici daranno forma alla prossima ondata di investimenti nei mercati emergenti asiatici, con un intervistato che li ha definiti come “buoni ammortizzatori nell'era del rischio geopolitico”. La metà degli intervistati prevede di aumentare la propria allocazione in fondi tematici che coprono le energie rinnovabili e l'high-tech nei prossimi tre anni. Sul fronte ESG, le obbligazioni verdi, sociali e legate alla sostenibilità sono le preferite (49%), poiché la regione continua a ricercare capitali esteri per creare economie e società più verdi e inclusive.
Le obbligazioni sono attualmente percepite come un'opportunità di valore. Per il 48% degli intervistati le obbligazioni in valuta forte diventeranno più interessanti ora che gli Stati Uniti hanno iniziato a ridurre i tassi. Le obbligazioni in valuta locale sono preferite dal 45% degli intervistati, poiché le banche centrali indipendenti in Asia hanno esercitato forti politiche anti-inflazione e le finanze pubbliche sono in condizioni migliori.
Il professor Amin Rajan di CREATE Research, che ha guidato l’indagine, ha dichiarato: “Gli asset dei mercati privati e dei mercati emergenti asiatici sono rimasti a lungo sottopesati nei portafogli pensionistici. Ora il vento del cambiamento è evidente”.
Footnotes
- ^ [1] Fonte: IPE “Top 500 Asset Managers” pubblicato a giugno 2024, sulla base delle masse in gestione al 31/12/2023
INFORMATIVA AD USO ESCLUSIVO DI GIORNALISTI E ALTRI OPERATORI QUALIFICATI DEI MEDIA PER FINALITÀ EDITORIALI INDIPENDENTI. Le informazioni fornite non sono da intendere come una comunicazione di marketing, una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o vendita di strumenti finanziari o una proposta contrattuale, né come ricerca in materia di investimenti o come analisi finanziaria. La presente informativa non può essere riprodotta, distribuita a terzi o pubblicata, in tutto o in parte, senza la preventiva autorizzazione di Amundi. I contenuti di questa comunicazione non possono essere utilizzati per lo svolgimento di attività pubblicitaria. Le informazioni fornite sono ritenute accurate alla data della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Questa comunicazione si basa su fonti considerate affidabili al momento della redazione. Le informazioni fornite non costituiscono in alcun modo né devono essere intese come una ricerca in materia di investimenti, un’analisi finanziaria, una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o vendita di strumenti finanziari, una proposta contrattuale o una comunicazione di marketing. Eventuali dati riferiti a performance passate non sono un indicatore attendibile di performance attuali o future. Non vi è garanzia che i Paesi, i mercati o i settori eventualmente citati manifestino i rendimenti attesi. Le informazioni fornite non intendono sostituire in alcun modo le autonome e personali valutazioni che un investitore è tenuto a svolgere prima della conclusione di una qualsiasi operazione attinente a servizi, strumenti e prodotti finanziari. Si declina qualsiasi responsabilità in caso di qualsivoglia perdita, diretta o indiretta, derivante dall’affidamento alle opinioni o dall’uso delle informazioni ivi contenute. Investire comporta dei rischi. Prima di qualunque investimento, prendere attenta visione della documentazione relativa allo strumento finanziario oggetto dell'operazione, la cui sussistenza è disposta dalla applicabile normativa di legge e regolamentare tempo per tempo vigente. La presente comunicazione non è diretta alle “US Person”.
A proposito di Amundi
A proposito di Amundi
Primo asset manager europeo fra i primi 10 operatori a livello mondiale[1], Amundi propone ai suoi 100 milioni di clienti - privati, istituzionali e corporate - una gamma completa di soluzioni di risparmio e di investimento in gestione attiva e passiva, in asset tradizionali o reali ulteriormente arricchita da strumenti e servizi IT che coprono l'intera catena del valore del risparmio. Controllata del gruppo Crédit Agricole, Amundi è quotata in Borsa e gestisce oggi AUM per quasi 2.200 miliardi di euro[2]
Grazie alle sei piattaforme di gestione internazionali[3], alle capacità di ricerca finanziaria ed extra-finanziaria ed all’impegno di lunga data nell’investimento responsabile, Amundi è un nome di riferimento nel settore dell’asset management.
I clienti di Amundi possono contare sulle competenze e sulla consulenza di 5.500 professionisti in 35 paesi.
Amundi, un partner di fiducia che lavora ogni giorno nell’interesse dei suoi clienti e della società
Footnotes